La dipendenza affettiva - Dott.ssa Carolina Fallai

La dipendenza affettiva

Quando si parla di dipendenza affettiva, per capire di cosa si tratta, una premessa è d’obbligo: la dipendenza è un fenomeno tipico della specie umana e non è di per sé patologico. Pensiamo soltanto alla fase fisiologica dipendenza del neonato e del bambino dalle figure adulte di riferimento nella sua vita.

Anche in amore, nei legami amicali e sociali esiste sempre un grado di dipendenza che è indissolubile dal sentimento stesso che proviamo per l’altra persona. Ma in questo caso sarebbe meglio parlare di attaccamento, anziché di dipendenza.

In effetti è normale che in una relazione, in particolare durante la prima fase dell’innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza e sia forte il desiderio e il bisogno di “fondersi coll’altro”, ma questo desiderio “fusionale” con lo stabilizzarsi della relazione tende a scemare.

Nella dipendenza affettiva, invece, il bisogno perdura inalterato nel tempo ed anzi si tende sempre più a “fondersi nell’altro” fino a sconfinare in una vera e propria ossessione d’amore.

In questi casi la persona che soffre di dipendenza affettiva mette al centro di tutto il suo interesse, dei suoi pensieri e delle sue azioni il proprio partner al punto tale che l’unico scopo della sua esistenza e l’unico motore delle sue azioni diventa il mantenimento del legame con lui. Per fare questo la persona dipendente è disposta a pagare un prezzo molto alto e a piegare la propria volontà per andare incontro al partner e assicurarsi la sua presenza. E’ persino capace di gesti folli e disperati pur di non perderlo.

Un fenomeno tipicamente femminile

In “Donne che amano troppo” Robin Norwood spiega che il troppo amore è un problema soprattutto femminile anche se esistono uomini che soffrono del medesimo disturbo e che hanno rispetto alle donne gli stessi comportamenti e gli stessi atteggiamenti nelle relazioni.

Le donne, tuttavia, rispetto agli uomini sono più a rischio. Da una parte gli uomini per ragioni strutturali, biologiche, tendono a mettere le loro energie in scopi esterni a loro e a trovare sfogo in attività concrete come il lavoro, gli sport, gli hobbies, mentre le donne per natura e istinto sono più portate a ricercare nelle relazioni affettive il loro completamento e quindi anche a riversare nella sfera dei rapporti amorosi i loro problemi.

E poi sulle donne pesano altri fattori culturali ed educativi: noi siamo cresciute in quella che fondamentalmente è una cultura maschilista, una cultura in cui le donne sono considerate remissive, passive, docili, servizievoli, che enfatizza e premia nella donna certe qualità come lo spirito di adattamento, il dedicarsi agli altri, prendersene cura e compiacerli il più possibile mentre vengono scoraggiate qualità come la volontà, l’autonomia, la razionalità e l’impulsività, perché considerate maschili e non confacenti ad una giovane fanciulla. In generale la donna è sempre stata vista come una creatura dipendente e passiva, mentre l’uomo come un essere attivo e indipendente.

Così alle donne è stato insegnato che per natura sono deboli, dipendenti, fragili, bisognose di protezione e di guida e che non possono farcela da sole. Questi insegnamenti, anche se sono ormai superati culturalmente, sono diventati parte dell’inconscio femminile e tendono a influenzare le donne nel loro modo di porsi in reazione con il maschile. Queste influenze educative determinano uno stato di subordinazione della donna rispetto all’uomo e implicano la necessità per questa di adattarsi alle richieste dell’ambiente circostante per poter essere accettata, implicando in tal modo una limitazione alla realizzazione di sé come individuo.

Inoltre  le donne, tendenzialmente abituate a non stimarsi, a non ritenersi all’altezza, non credono di poter essere amate per quello che sono, ma pensano di doversi guadagnare l’amore e il rispetto diventando “speciali” e diventando indispensabili per il loro partner.

Manifestazioni della dipendenza affettiva

Sad WomanLa dipendenza affettiva è caratterizzata dalle seguenti caratteristiche:

ossessione per il partner, che porta a rimuginare continuamente su cosa stia facendo o pensando il partner; 

gelosia e possessività, che può portare a ripetuti litigi e scontri a causa di questa;

tentativi di controllare e manipolare il partner, fino ad arrivare a seguirlo e spiarlo.

Una caratteristica saliente della donna dipendente è la paura: una paura fobica di perdere l’amato, che s’alimenta a dismisura ad ogni piccolo segnale negativo che percepisce. A volte basta rimanere inaspettatamente sola o non ricevere una telefonata per avere paura di un abbandono definitivo.

Pur di non essere lasciata la donna è disposta a sottomettersi al proprio compagno e a compiacerlo in tutti i modi adottando un atteggiamento “sono come tu mi vuoi”, fino ad accettare e sopportare ogni tipo di comportamento dell’altro, anche se questo le manca di rispetto, la tradisce, la umilia o la trascura pesantemente.

A causa della paura di essere abbandonata e di rimanere sola, la donna priva di autostima, convinta che senza l’altro non vale nulla e non può nulla, è disposta a sopportare ogni cosa e crede spesso di meritarsela. A causa di questo è facile che nel rapporto si vengano a instaurare anche dinamiche di violenza e di abuso di potere da parte dell’uomo. Nelle dinamiche di coppia il dipendente assume spesso il ruolo della “vittima” mentre l’altro assume il ruolo complementare di “carnefice”.

La donna dipendente vede l’amato come l’unica forma di gratificazione della sua vita: a poco a poco perde interesse in tutto e si dimentica delle normali attività quotidiane; l’unica cosa importante diventa il tempo trascorso con il partner fino al punto che diventa inimmaginabile pensare la propria vita senza il partner.

Quando entra nella relazione la donna perde di vista totalmente la sua identità e tende ad identificarsi con la persona amata e dedicare a lei tutta sé stessa, al fine di perseguire il suo benessere e non più il proprio. Non riesce a mettere più confini tra sé e l’altro: erroneamente crede che per essere amata debba pensare e provare le stesse cose, che ci debba essere un allineamento su tutti i fronti.

La donna che ama troppo ha difficoltà a riconoscere i propri desideri e bisogni e tende piuttosto a negarli, oppure li subordina a quelli dell’altro. In lei si sono create come delle “antenne speciali” per percepire ogni minima variazione nei pensieri, emozioni dell’altro ed è così attenta a non ferirlo da non rendersi conto che in questo modo finisce col ferire gravemente sé stessa. Essa non è capace di prendersi cura di sé e di creare degli spazi per la propria crescita personale perché è sempre presa da qualche problema del partner che richiede la sua attenzione e la sua energia vitale. Oppure la sua attenzione è sempre rivolta a cercare di conoscere, capire, soddisfare ed anticipare ogni suo desiderio e bisogno.

Queste donne sono convinte che per essere amate devono sempre essere diligenti, amabili, sacrificarsi per l’altro per poter ricevere il suo amore. Anche quando questo vuol dire farsi male. Tutta la loro energia vitale è impiegata nel ricevere amore e approvazione, così ne rimane poca per attività rivolte al raggiungimento di obiettivi personali. La volontà tende ad essere annullata e quindi si vive in funzione di quella dell’altro, e si finisce per credere veramente che l’unica cosa che si vuole è quella persona.

Il forte desiderio di amore si associa in un secondo momento a rancore e rabbia verso l’altro che viene visto come il responsabile della propria infelicità per tutti i compromessi che la persona dipendente ha dovuto accettare pur di stare al suo fianco. Spesso sentimenti intensi e ambivalenti di amore e odio si alternano in continuazione ed è presente una sorta di ambivalenza affettiva riassumibile nelle parole: “Non posso stare né con te, né senza di te”. “Non posso stare con te” per il dolore che prova in seguito alle umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti eccetera, ma allo stesso tempo “Non posso stare senza di te” per la paura e l’angoscia che prova al solo pensiero di perdere la persona amata.

La donna che ama troppo non riesce a cogliere e a beneficiare dell’amore nella sua profondità ed intimità. Proprio per questo motivo spesso sceglie partner “problematici”,  a loro volta affetti da altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc…). Questo al fine di negare i propri bisogni, perchè è l’altro che ha bisogno di essere aiutato. Ma questo è un aiuto “malato” in cui si diventa “codipendenti”, anzi si rafforza la dipendenza dell’altro, per poterlo controllare e diventare indispensabili per lui.

In un certo senso la donna che ama troppo spera che occupandosi sempre dell’altro prima o poi la relazione diventerà stabile e duratura. La sua battaglia è motivata dalla convinzione che grazie a tutti gli sforzi e i sacrifici fatti riuscirà a cambiare il suo uomo, che riuscirà a conquistare il suo amore ed essere finalmente felice insieme a lui. Essa vive nell’illusione di una realtà fantastica, nella speranza di futuro in cui se farà tutto quello che l’altro desidera potrà essere amata e protetta per sempre.

L’ossessione nasce dalla paura

Secondo Robin Norwood nella Dipendenza Affettiva non c’è un vero amore, un amore sincero e puro per l’altro.

La donna che ama troppo in realtà non ama affatto ma piuttosto è ossessionata dall’uomo che ha scelto. Talvolta è talmente presa dal desiderio di essere amata e dal bisogno di ottenere le sue attenzioni e la sua piena dedizione che non si rende nemmeno conto di chi sia il partner. E’ così presa dalla sua passione da essere cieca rispetto all’incompatibilità di carattere o di visioni del mondo e della vita che ci sono tra lei e il suo uomo, forse non si rende conto che lui non la ama e non vuole proprio sapere di amarla. Non vuole vedere che è sposato o fidanzato e che non desidera impegnarsi con lei, oppure non accetta il fatto che sia un narcisista, incapace totalmente d’amare.

Alla radice di questa ossessione non c’è amore ma piuttosto c’è la paura: la paura di restare sole, la paura di non essere degne d’amore e di considerazione, la paura di essere ignorate, abbandonate, o annichilite. 

Le donne dipendenti offrono il loro amore nella speranza assurda di essere riamate e protette dal loro uomo, con l’aspettativa che lui le proteggerà dalle loro stesse paure e riempirà i loro vuoti affettivi facendole sentire meritevoli di amore e di cure, eppure l’effetto che esse ottengono è proprio l’opposto.

Offrire amore con la speranza di essere amate diventa la strategia con la quale entrano nei rapporti affettivi; tutto il rapporto è pregiudicato sin dall’inizio da questo bisogno di essere accettate e anche se ovviamente non funziona chi ama troppo tende a ripetere questo modello in tutte le relazioni.

 

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