Le dee dentro la donna - Dott.ssa Carolina Fallai

Le dee dentro la donna

La psicoanalista junghiana Jean S. Bolen si è dedicata in maniera particolare ad approfondire la psicologia femminile e lo sviluppo della personalità della donna. Nel famoso libro “Le dee dentro la donna” (1984), la scrittrice fornisce una panoramica molto ampia sul mondo femminile, riuscendo a cogliere la natura della donna in tutta la sua complessità e in tutte le sue sfumature.

La Bolen ha descritto i principali aspetti della psicologia femminile rifacendosi alle sette divinità femminili dell’antica Grecia: ogni dea rappresenta una tipologia diversa di donna, con certi suoi sentimenti, bisogni, funzioni psicologiche, comportamenti e atteggiamenti differenti. Tutte le sette divinità rappresentano modelli potenziali della psiche femminile: gli archetipi sono come dei modelli psicologici, delle tendenze di comportamento istintive, innate e appartenenti al genere femminile, contenuti nell’inconscio collettivo, che si ritrovano in tutte le donne e in tutte le civiltà dall’inizio dei tempi. Tuttavia non tutti questi archetipi sono presenti in ciascuna donna. Alcune divinità possono esprimersi in determinate fasi e momenti delle vita e del suo percorso personale e poi lasciare spazio ad altre.

La Bolen ritiene che se da un lato la donna è influenzata da queste potenti forze psichiche, gli archetipi, che ne modellano la personalità e ne indirizzano le scelte di vita, dall’altro essa è condizionata da altre forze esterne, rappresentate dalle influenze culturali ed educative, che rinforzano alcuni modelli archetipici femminili e ne rimuovono altri.

La tesi della scrittrice è che l’effetto della cultura sullo sviluppo della donna è senza dubbio molto pesante. Nelle società patriarcali storicamente i ruoli socialmente accettabili per la donna sono sempre stati quelli tradizionali della moglie, della madre e della fanciulla. Le divinità che rappresentano questi aspetti sono la dea Demetra, archetipo della madre; la dea Era, archetipo della moglie; e Persefone, archetipo della figlia.

Le dee vulnerabili

Queste divinità sono definite le “dee vulnerabili” perché vivono in una situazione di debolezza e sottomissione rispetto al sesso maschile. Queste dee rispecchiano i ruoli tradizionali femminili, sono gli archetipi dell’orientamento al rapporto, che dominano la vita psichica di quelle donne il cui benessere e il senso di identità dipende dalla presenza nella loro vita di una relazione significativa.

La presenza di queste forze archetipiche nell’inconscio femminile spiega molto bene la tendenza femminile alla dipendenza, all’emotività e al desiderio di legame. Sono estroverse, sintonizzate sugli altri, empatiche, sensibili.

Le donne che assomigliano a queste dee rischiano di essere sopraffatte perché sono troppo accomodanti e non riescono a mettere un limite tra sé e gli altri. La maggior parte delle donne che per un periodo della sua vita ha sofferto per amore si riconosce sicuramente in una o più di queste divinità.

 

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La dea Era o Giunone, moglie di Giove, è l’archetipo che incarna il desiderio di essere moglie e compagna: questa donna si sente incompleta senza un partner e prova un forte dolore nei periodi di solitudine. L’archetipo Era dona alla donna la capacità di assumersi un impegno duraturo che la porta a restare accanto al compagno anche nelle difficoltà e nella cattiva sorte.

Per questa donna il lavoro o gli studi sono un aspetto secondario, mentre il marito tende ed essere il centro della sua vita.

Una volta sposata la donna limita la sua esistenza al ruolo di moglie conformandosi agli interessi del marito e perdendo anche interesse nelle attività e nelle amicizie che aveva precedentemente.

Il problema di questa tipologia femminile è che essa è talmente presa dal suo bisogno di sposarsi che, pur di realizzare il suo obiettivo, può scegliere un uomo non adatto a lei.

L’aspettativa inconscia di questa donna è che il marito la realizzi, essa proietta sul suo uomo un’immagine idealizzata e tende a rimanere delusa ed amareggiata quando scopre che lui non è all’altezza delle sue speranze.

 

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La dea Demetra è la dea della fertilità e rappresenta il ruolo archetipico della madre, la donna che si realizza pienamente tramite la maternità o comunque accudendo e dispensando nutrimento fisico, psicologico e spirituale.

Ella cerca la sua soddisfazione nel curare e accudire gli altri ed è generosa, provvida e disinteressata.

Questa tipologia si realizza in professioni sociali e di aiuto come l’insegnamento, la cura dei malati, la psicologia e così via.

La donna Demetra attira uomini che trovano affinità con donne materne: ella non sceglie, piuttosto reagisce al bisogno che un uomo sembra avere di lei. Spesso rischia di venire sottomessa e sfruttata da persone che si approfittano di lei e che non la apprezzano per la sua generosità. Il suo limite è l’incapacità di dire di no e di mettere dei freni alle richieste altrui.

 

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La dea Persefone, archetipo della fanciulla, rappresenta un atteggiamento passivo nella vita: incarna quella donna che non è predisposta ad agire, ma ad essere agita dagli altri.

La maggior parte delle donne giovani prima di sposarsi e di decidere della propria carriera passa attraverso un atteggiamento di dipendenza tipico di Persefone, a causa del quale agisce come se aspettasse che qualcosa o qualcuno venisse a salvarla e a trasformare la sua vita.

Persefone e Demetra rappresentano un modello di relazione madre-figlia in cui la figlia è troppo legata alla madre per sviluppare un senso si sé indipendente e fa di tutto per compiacere la mamma. La madre spesso è debole e alimenta la dipendenza della figlia impedendole di crescere e di diventare una donna autonoma e capace di scegliere.

La fanciulla Persefone è molto adattabile e, pur di piacere agli altri, e soprattutto al proprio uomo, si conforma senza difficoltà a quello che lui desidera che lei sia. Spesso questa donna ha tratti di personalità infantili e ha un aspetto molto più giovanile della sua età.

Le dee vergini

Nonostante la presenza di questi archetipi, che descrivono così bene la sua tendenza femminile alla passività, al desiderio di legame, all’istinto di prendersi cura e al bisogno di dipendere dagli altri, la Bolen sostiene che nella psiche femminile sono comunque presenti anche caratteristiche di autosufficienza, indipendenza e forza che vanno un po’ al di là degli stereotipi di genere e ampliano la nostra idea di quelli che sono gli attributi tipicamente femminili.

Le divinità che rappresentano questi aspetti: Artemide, Atena ed Estia sono chiamate le “dee vergini” e sono un po’ la controparte maschile della sua personalità.

Queste divinità avevano la caratteristica di essere complete anche senza avere un uomo accanto. Non furono mai vittimizzate dagli uomini, non soffrivano per amore e non erano inclini ad innamorarsi.

DIANAArtemide, dea della caccia e della luna, regina della notte e dei luoghi selvaggi, era un’arciera dalla mira infallibile.

Questa divinità rappresenta lo spirito femminile indipendente: ha un suo senso di integrità e di completezza che le permette di funzionare da sola, fiduciosa di sé tanto da non avere bisogno dell’approvazione maschile e da poter perseguire per conto proprio interessi che la appassionano.

Il suo aspetto di arciera tesa alla meta simboleggia la sua capacità di concentrazione su qualsiasi cosa che lei ritenga importante, senza essere distolta dai bisogni altrui, e rappresenta la concentrazione sull’obiettivo e la determinazione nel perseguire i propri risultati nonostante le difficoltà.

 Artemide aveva uno spiccato senso della giustizia e si batteva per proteggere i più deboli ed era la paladina delle altre donne in difficoltà. Non a caso Artemide è diventata il simbolo del movimento femminista per queste sue qualità di coraggio, di libertà e di intraprendenza.

Artemide rappresenta anche quel tipo di donna che ha una forte connessione con il mondo della natura, a lei piace vagare per boschi o luoghi selvaggi, nei quali ha necessità di rifugiarsi per ritrovare sé stessa e diventare più riflessiva.

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Atena, dea della saggezza e della guerra, era una grande stratega in battaglia e rappresenta la funzione del pensiero e della volontà.

Al pari di Artemide è una donna coraggiosa, indipendente, che va per la sua strada senza farsi influenzare dagli uomini. E’ la tipica donna intellettuale, che dà la priorità allo studio universitario, oppure è incarnata perfettamente dalla donna manager in carriera.

E’ attratta dal potere e persegue la ricerca del potere, spesso si accoppia con uomini autorevoli che detengono grandi responsabilità. E’ pragmatica, presenta un saggezza pratica. Incarna il modello delle donne razionali, governate più dalla testa che dal cuore.

hestia01L-249x300Estia, la custode del focolare, rappresenta l’intuizione e la capacità di concentrazione sulla propria interiorità che caratterizza la donna che è interessata, più che al mondo esterno, allo sviluppo della propria dimensione spirituale.

Estia era una divinità introversa, solitaria, il cui luogo era la casa, o il tempio. Essa era la custode del focolare e la sua funzione era molto importante perché portava un senso di sacralità in ogni edificio. Nella psiche della donna, l’archetipo Estia rappresenta una qualità di presenza tranquilla, saggia, equilibrata che rende la donna mite, pacifica e poco incline a farsi notare. Ella tende a rimanere sullo sfondo in ogni situazione e ad essere sottovalutata, non vista. Non è competitiva, non è ambiziosa, non è interessata a sedurre gli uomini ed è autosufficiente.

L’archetipo Estia per esempio domina le donne che scelgono la vita in una comunità religiosa.

Nel matrimonio Estia è la brava donna di casa, l’”angelo del focolare”, ella si dedica con grande piacere alle attività domestiche e alla cura della vita familiare. Spesso rimane nell’ombra, anonima, e si accoppia con uomini che hanno una visione tradizionale della donna, uomini in carriera che vogliono svolgere il ruolo del capofamiglia e desiderano avere una moglie affidabile a cui lasciare la cura della casa in loro assenza. Spesso il ruolo e il contributo di queste donne viene dato per scontato e non riconosciuto, e i loro sentimenti non sono considerati. Mancando della prepotenza necessaria per reagire, la donna Estia se viene svalutata non si oppone, ma piuttosto si ritira in se stessa e si spenge perché la sua funzione perde di significato. Tuttavia, nonostante la debolezza apparente, Estia è una donna che conserva la sua integrità e una parte importante della sua psiche non appartiene a nessun uomo.

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Infine Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza, viene considerata una dea a parte perché, nonostante fosse orientata al rapporto amoroso come le dee vulnerabili, era anche una donna autonoma, che si è legata a molti uomini senza mai attaccarsi troppo a nessuno di questi e senza soffrire per amore.

Questa donna è governata soprattutto dalla funzione della sensazione ed è alla ricerca della bellezza e del piacere nella sua vita. Questo tipo di figura femminile spesso va incontro alla condanna morale da parte della società, che non comprende la sua sensualità e la considera come una “donna di facili costumi”.

Scopri la dea che c’è in te

Secondo J.Bolen quali dee siano attivate in ogni donna in un dato momento dipende da vari elementi: innanzitutto dalla predisposizione, dalla tipologia di base, poi dall’educazione della famiglia di origine, dall’ambiente culturale o dal periodo storico in cui è vissuta, e infine dalle circostanze, le scelte e le fasi della vita.

I tratti di personalità innati si manifestano precocemente, così già dai primi anni di vita si riconosce la bambina Persefone, docile, remissiva e attaccata alle gonne della mamma, che è assai diversa dalla bimba Artemide, estroversa e pronta ad allontanarsi per esplorare il mondo circostante.

Ma bisogna sottolineare che le aspettative della famiglia rinforzano la presenza di alcune divinità femminili, mentre ne reprimono altre. Se i genitori si aspettano una bimba tutta grazia e dolcezza premieranno le qualità di Persefone o di Demetra; la bambina che ha caratteristiche Artemide sarà fortunata se cresce in un ambiente che incoraggia il suo senso di indipendenza e di curiosità, ma spesso accade invece che le potenzialità di una bambina brillante vengono limitate dai genitori perché tali caratteristiche vengono da loro considerate maschili, e quindi non adatte ad una figlia femmina.

A livello sociale molte culture passate e purtroppo anche presenti negano attivamente alla donna l’espressione dell’indipendenza, dell’intelligenza e dell’aggressività, cosicché ogni segno della presenza di Artemide e di Atena viene soffocato o comunque ostacolato; per non parlare della condanna a cui vanno incontro le donne Afrodite, più spregiudicate e sensuali.

Una volta presa che la donna ha preso consapevolezza di tutti questi aspetti interiori, si tratta anche di una questione di scelta, di dare priorità a certe caratteristiche, di coltivare certe qualità.

Le attività che una donna svolge nell’arco della sua vita comportano lo sviluppo di alcuni aspetti psicologici piuttosto che di altri. La donna che decide di sposarsi presto e di fare un figlio sollecita in sé la presenza forte di Era e di Demetra, diversamente dalla donna in carriera, o di quella che decide di proseguire gli studi universitari, che perseguono gli obiettivi più maschili di Atena. La scelta di praticare la meditazione o altre discipline simile invece può gradualmente attivare e rinforzare le qualità di Estia, la dea che coltiva il proprio mondo interiore e che è nota per la sua calma e saggezza.

Infine molto dipende anche dalle fasi della vita che la donna sta vivendo, perché è normale che nel suo sviluppo femminile la donna passi attraverso momenti diversi, ognuno caratterizzato dalla presenza dominante di un archetipo piuttosto che di un altro. La bimba Persefone della fanciullezza, in adolescenza lascia il posto all’intraprendente Atena impegnata negli studi, fino a quando con l’arrivo della maturazione, l’esigenza dell’archetipo Era di essere moglie, e quello di Demetra di essere madre, spingono la donna a fermarsi per mettere su famiglia.

La conoscenza di queste potenti forze archetipiche può rendere le donne più consapevoli della loro complessità e dei molteplici aspetti che le caratterizzano. Può essere uno stimolo per uscire dalla banalità dei ruoli stereotipati che hanno subito passivamente, un’occasione di scegliere, di diventare responsabili di se stesse, per diventare più autosufficienti e più realizzate.

Invece di continuare ad aspettare che il Principe Azzurro le salvi, può darsi che decidano di diventare protagoniste della loro vita, di trasformarsi da sole nelle eroine del proprio destino personale.

 

 

Commenti

  1. SOFIA

    11/17/2015 at 6:51 pm

    bELLISSIMO ARTICOLO IO SONO UN MIX TRA AFRODITE, ERA E ATENA..E NEL PASSATO LA PRESENZA DI PERSEFONE E’ STATA MOLTO FORTE. VORREI APPROFONDIRE MAGGIORMENTE IL DISCORSO.
    GRAZIE

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