Le donne e l’amore - Dott.ssa Carolina Fallai

Le donne e l’amore

E’ difficile parlare della psicologia femminile senza fare riferimento alla psicologia maschile e alle profonde differenze di comportamento tra uomo e donna. Sono stati versati fiumi di inchiostro sul tema delle relazioni uomo-donna, sulle loro incompatibilità di carattere, sulle incomprensioni che ne derivano e sui molti dolorosi conflitti che attanagliano i rapporti amorosi.

uomi e donneLa lista degli stereotipi, ormai entrati nella consuetudine riguardo a quelli che sono considerati i comportamenti “tipicamente femminili” e “tipicamente maschili” è lunga:

- Le donne sono più abili con le parole, sono più sensibili e dotate d’intuizione, sono più altruiste e responsabili verso familiari e amici e sono più portate a prendersi cura degli altri, però hanno meno capacità analitiche, sono poco inclini alle materie scientifiche o alla matematica.

- Gli uomini sono attratti dal potere, sono più aggressivi e inclini alla violenza, sono più egoisti, alle virtù delle parole preferiscono il rombo dei motori, però sono più sinceri, più razionali, hanno spiccate capacità manuali e di organizzazione spaziale e sono naturalmente portati per le materie scientifiche.

Ma come mai uomini e donne sono così diversi? Come mai la donna è così sensibile al tema dell’amore? Cosa la porta a mettere tanta energia nella sfera sentimentale?

Negli ultimi anni il tema delle diversità psicologiche tra uomo e donna ha interessato e affascinato non solo psicologi e sociologi ma anche le scienze biologiche.

Secondo le neuroscienze cognitive le differenze psicologiche tra uomo e donna affondano le loro radici nella differenza costituzionale esistente tra uomo e donna, nella diversa struttura neurobiologica dei due sessi.

Le ricerche degli ultimi anni hanno cercato di indagare le differenze anatomiche e di organizzazione cerebrale tra il cervello del maschio e quello della femmina che potrebbero spiegare le diverse modalità con cui uomini e donne si approcciano alla vita e che si riflettono a livello percettivo, senso-motorio, emotivo e cognitivo.

Molti studi evidenziano come certi comportamenti che definiamo” femminili” sarebbero in tal senso orientati da specifici circuiti cerebrali che nelle prime settimane di gestazione si differenziano sotto la spinta di una iniziale produzione di ormoni tipicamente femminili. Dall’ottava alla diciottesima settimana di vita intrauterina, il cervello dei maschietti è letteralmente bombardato dal testosterone secreto dai minuscoli testicoli e in pochi giorni alcuni circuiti si rafforzano e crescono mentre altri vengono inibiti in un processo di defemminilizzazione.

Uno studio recentissimo, condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo, ha rilevato che i recettori per l’ossitocina sono presenti in maggior numero e sono di più ampio volume nella donna che nell’uomo. L’ossitocina è un ormone secreto nell’ipotalamo e rilasciato dalla neuroipofisi considerato l’ormone dell’affettività, della cura, dell’empatia e dell’accoppiamento. Nella donna regola la funzione uterina del parto, dell’allattamento e del ciclo mestruale. Sembra che aiuti a migliorare la relazione di coppia favorendo il rilassamento e la propensione a risolvere le reciproche incomprensioni. Interessanti studi scientifici avrebbero dimostrato una correlazione tra ossitocina e capacità di empatia e di comprensione dello stato d’animo altrui e porterebbe a maggiore socievolezza e a un migliore rapporto con sé e con gli altri. Questo potrebbe spiegare quell’amore per il contatto fisico, per la tenerezza e per la socializzazione che è tipico delle donne.

Una teoria molto diffusa spiega che le differenze psicologiche e comportamentali fra uomo e donna sono legate alle differenti strategie riproduttive dei due sessi.

L’uomo, che è ricco di spermatozoi, per propagare il più possibile il suo patrimonio genetico è portato a fecondare il maggior numero di donne possibile (in fin dei conti l’uomo non è mai certo della paternità); la donna invece è certa della maternità ma può avere un minor numero di figli rispetto all’uomo e deve portare avanti la gravidanza per ben nove mesi. Dunque la donna invece che nella quantità di partner investe nella qualità ed è più selettiva rispetto all’uomo nella ricerca del proprio compagno.

Per la donna, dunque, la tendenza al comportamento di cura è una conseguenza del cospicuo investimento riproduttivo: alle madri conviene investire tempo e fatiche nei figli dopo il parto per garantirgli una posizione vantaggiosa nella lotta per l’esistenza.

Secondo la sociobiologia il fatto che la donna sia amante della casa, piena di cura per i suoi cari ed essenzialmente monogama dipenderebbe quindi dall’evoluzione naturale. Del resto in tutte le culture che conosciamo sono le donne ad assumersi l’onere della prole. Le donne anche in tempi antichissimi hanno sempre contribuito in modo decisivo al mantenimento del nucleo familiare, ad esempio prendendosi la responsabilità della nutrizione dei loro figli, raccogliendo frutta o allevando animali, o fabbricando indumenti e calzature per coprirli dal freddo. In fondo sono migliaia di anni che la sopravvivenza del neonato dipende dall’intensità delle attenzioni materne.

Una teoria concorrente spiega invece la genesi della differenza sessuale in termini di socializzazione e attribuisce le diversità comportamentali e cognitive tra uomo e donna a fattori di tipo educativo e culturale.

In effetti che la società abbia un certo peso è indubbio: persino quando i genitori cercano di non riprodurre i pregiudizi legati ai ruoli sessuali femminili e maschili, appena i bambini vanno all’asilo nido e sono esposti alla pressione del gruppo  diventa difficile sottrarsi a certe convinzioni e visioni ormai radicate.

In generale la donna è sempre stata vista come una creatura dipendente e passiva, mentre l’uomo come un essere attivo e indipendente. E’ indubbio che nell’educazione della donna da sempre vengono coltivate certe caratteristiche femminili come la capacità di accogliere, di nutrire, e come spesso vengano scoraggiate qualità considerate maschili come la volontà, l’autonomia, la razionalità e l’impulsività.

Quindi, se è vero che il temperamento di base rende la donna più incline ad essere emotiva, impulsiva e quindi più debole e vulnerabile rispetto all’uomo, è anche vero che nella donna non mancano altri aspetti più virili, come la volontà, la razionalità, il coraggio e la capacità di affermarsi. Il problema è che tali qualità sono considerate da sempre come attributi maschili, e che nell’educazione femminile non vengono abbastanza nutrite, così restano in un certo senso atrofizzate, se la donna stessa non sceglie consapevolmente di svilupparle.

Commenti

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *