Anoressia nervosa - Dott.ssa Carolina Fallai

Anoressia nervosa

Skinny girl lying on the floorPer la prima volta descritta dal medico inglese Richard Morton nel 1694, l’Anoressia Nervosa sembrava, fino agli anni ’70 un disturbo raro. Da allora l’incidenza di questa patologia è praticamente raddoppiata.

L’Anoressia Nervosa è un disturbo alimentare grave, caratterizzato da un opprimente paura di ingrassare che porta al rifiuto di mantenere il peso corporeo entro i limiti minimi delle norma, dalla ricerca ostinata della magrezza e da una riduzione drastica e persistente dell’assunzione di cibo.

Anoressia deriva dal greco anorexia, che letteralmente significa “mancanza di appetito”: tuttavia i sintomi di questa malattia non sono attribuibili alla mancanza di fame; in realtà il rifiuto del cibo è causato da una fortissima paura di ingrassare e la persona anoressica fa di tutto per ignorare i morsi della fame e sconfiggere l’impulso a mangiare.

Una delle caratteristiche basilari di questa patologia è il disturbo dell’immagine corporea: alla base vi è una percezione completamente distorta del proprio corpo e del proprio peso che spinge la persona affetta a sentirsi sempre inadeguata, non attraente e sempre troppo grassa rispetto a quanto vorrebbe apparire.

I comportamenti anoressici tipici sono: il controllo eccessivo sull’alimentazione, l’eliminazione dalla dieta di tutti i cibi considerati calorici come carboidrati e grassi, l’eccessivo esercizio fisico, un continuo rimuginare sul peso, le forme del corpo, e un forte desiderio di dimagrire che diventa il pensiero dominante e che a dispetto dell’aspetto reale e della perdita di peso preoccupante porta la persona a continuare a sforzarsi con tutti i suoi mezzi a cercare di dimagrire fino a raggiungere talvolta livelli di estrema gravità.

Le persone che soffrono di anoressia nervosa sono quindi sottopeso; per stabilire la gravità della magrezza si fa ricorso all’Indice di Massa Corporea (IMC) che indica il rapporto tra il peso in chilogrammi di una persona e il quadrato della sua altezza espressa in metri. In genere si fa una diagnosi di Anoressia Nervosa quando l’indice di massa corporea è uguale o inferiore a 17.7, il che equivale a un peso corporeo al di sotto dell’85% del normale valore minimo rispetto all’età e all’altezza.

La perdita di peso ha spesso conseguenze pesanti sulla salute delle persone affette: uno dei primi sintomi nelle donne è la perdita delle mestruazioni, associata a problemi della pelle, rischio di infezioni, alterazioni metaboliche e ormonali, anemia, osteoporosi e disturbi al sistema gastrointestinale.

L’anoressia è dieci volte più frequente nel sesso femminile rispetto a quello maschile. L’età media di comparsa del disturbo è tra 15 e 19 anni.

Esistono due sottotipi di anoressia:

- Anoressia restrittiva 

- Anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione

Nella prima forma il soggetto non presenta perdita di controllo sull’alimentazione, mentre nella seconda forma sono presenti anche frequenti episodi di abbuffate seguiti da comportamenti compensativi per evitare l’aumento di peso (vomito autoindotto, esercizio fisico eccessivo, abuso di lassativi e diuretici).

Queste due forme si differenziano anche da un punto di vista psicologico: la forma restrittiva spesso è caratterizzata da rigidità, ostinazione, perfezionismo e disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo e ha una prognosi più favorevole; la forma bulimico-purgativa è spesso accompagnata da un intenso disagio psichico, da depressione e da comportamenti impulsivi.

Caratteristiche psicologiche

L’anoressia sembra colpire soprattutto ragazze timide e introverse con una personalità caratterizzata da perfezionismo, coscienziosità, alto senso del dovere e una forte tendenza a sentirsi in colpa. Si tratta in genere di adolescenti educate, miti, molto intelligenti e brillanti dal punto di vista scolastico ma tuttavia insicure e con poca autostima. Queste ragazze sono abituate a controllarsi molto nel comportamento e nell’espressione delle proprie emozioni e sono viste all’esterno come “brave bambine” che da sempre sono state ubbidienti e disponibili a compiacere i loro genitori.

Secondo Hilde Bruch, un punto di riferimento importante tra i clinici che si sono occupati di studiare e trattare l’anoressia nervosa, questa patologia è l’espressione di un disturbo profondo del concetto di sè: queste ragazzine sono estremamente fragili e si sentono impotenti, spaventate e incapaci di affrontare le difficoltà della vita. L’ ossessione per il controllo del corpo e del cibo le difende da questo senso di inefficacia, diventa un modo per padroneggiare e superare la loro insicurezza. Il comportamento anoressico è allora una ricerca della perfezione assoluta, un modo per sentirsi “speciale”, in gamba, bellissima, per essere ammirata, invidiata e ricevere attenzioni.

All’origine di questo disagio vi sarebbe una relazione disturbata tra la bambina e la madre. La madre sembra prendersi cura della figlia in funzione dei propri bisogni senza rendersi conto che la bambina è un individuo separato e tende a trattarla come se fosse un’estensione di sè piuttosto che come un individuo autonomo. Il rifiuto del cibo sarebbe un tentativo di ribellione e di sfida contro l’eccessivo controllo materno e una ricerca di autonomia. Queste ragazze non sono state in grado di separarsi psicologicamente dalla madre e non hanno acquisito un senso del proprio corpo stabile, di conseguenza vivono il digiuno come una forma di liberazione dalla presenza interna del genitore.

Caratteristiche familiari

Le persone affette da questo disturbo tendono ad appartenere a famiglie istruite di classe sociale medio-alta. Nella storia familiare troviamo parenti affetti da disturbi dell’alimentazione, disturbi dell’umore, obesità o abuso di sostanze. Sono spesso presenti eventi di vita stressanti come separazione dei genitori, morte di un familiare, una forte conflittualità in famiglia e alti livelli di emotività espressa. Secondo la visione sistemico-relazionale (Selvini Palazzoli e Minuchin) nelle famiglie delle anoressiche tutti i membri della famiglia sono ipercoinvolti nella vita di tutti gli altri e c’è una mancanza di confini generazionali e personali.

I genitori tendono a presentare caratteristiche tipiche: la madre è ansiosa e ipercoinvolta con la figlia in una relazione simbiotica e carica di ambivalenza; il padre è periferico e disinteressato alla bambina, spesso ansioso e insicuro tanto da ricercare sostegno psicologico nella figlia piuttosto che fornire a questa il suo appoggio.

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